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Il 5 maggio ricorre il 75° anniversario della liberazione del campo di Mauthausen, ultimo tra tutti i principali lager nazisti.
Insieme agli amici dell’Associazione Nazionale Ex Deportati (A.N.E.D.), dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia (A.N.P.I.) e dell’Istituto Nazionale Ferruccio Parri, abbiamo deciso di celebrare questa ricorrenza mettendo a disposizione di tutti, in streaming, lo spettacolo di Renato Sarti I me ciamava per nome: 44.787 – Risiera di San Sabba, nato dalle testimonianze raccolte da Marco Coslovich e Silva Bon per l’IRSREC FVG. Lo spettacolo ha debuttato al Teatro Elfo Puccini con la produzione di Riccione Teatro nel 2017.
Lo spettacolo sarà disponibile in streaming sulle pagine social di tutte le associazioni coinvolte dalle 10:00 alla mezzanotte di martedì 5 maggio: potete vederlo a questo link. Le riprese del video sono state effettuate nel 2017 presso il Teatro Franco Parenti.
con Nicoletta Ramorino, Ernesto Rossi, Rossana Mola, Renato Sarti
Pochi sanno cosa sia stata, in tutto il suo orrore, la Risiera di San Sabba a Trieste, unico lager nazista in Italia munito di forno crematorio (da tremila a cinquemila le vittime). Un colpevole oblio ha soffocato fin dall’immediato dopoguerra le voci, a volte ha inquinato le prove, di quanto accadde poco più di settant’anni fa. Quando gli storici triestini Marco Coslovich e Silva Bon dell’Istituto per la Storia del Movimento di Liberazione nel Friuli-Venezia Giulia mi hanno messo a disposizione le testimonianze dei sopravvissuti e le deposizioni dei carnefici (criminali nazisti responsabili fra l’altro dell’Aktion Reinhard, l’eliminazione di circa due milioni di ebrei in Polonia), mi sono immediatamente reso conto di avere fra le mani un patrimonio storico, sociale, politico e umano straordinario. Un patrimonio che, a differenza di quanto successo in precedenza, non andava dilapidato bensì valorizzato. Una visione “dal basso” e “dal di dentro” di quei terribili avvenimenti, espressa con un linguaggio del tutto particolare. «Credo che ogni persona dovrebbe sapere e non dimenticare» afferma uno dei sopravvissuti. Questa frase l’abbiamo fatta nostra nella speranza che, in nome dei valori che ispirarono la Resistenza e la lotta di Liberazione, la memoria storica di quel passato possa fare da argine, oggi, contro nuovi e pericolosissimi fenomeni nazionalistici, razzisti, fascisti e xenofobi.
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