pianto tutto

dal 18 al 23 e il 31 dicembre 2012

produzione Terry Chegia
PIANTO TUTTO
con Rita Pelusio
scritto da Riccardo Piferi, Marianna Stefanucci e Rita Pelusio
regia Riccardo Piferi

Dopo il successo nella scorsa stagione dello spettacolo Stasera non escort, torna al Teatro della Cooperativa una delle sue protagoniste, Rita Pelusio, con lo spettacolo Pianto tutto. Sul palcoscenico si alternano Rita, i suoi personaggi e le sue canzoni, per dare vita a un mondo in cui convivono leggerezza e introspezione, cinismo e malizia, ironia e disincanto. Questo spettacolo nasce dall’incontro di Rita Pelusio con Riccardo Piferi e Marianna Stefanucci, con i quali si è scelto di portare in scena un monologo “vero”, dove la fragilità emotiva fosse il punto di partenza per un esilarante viaggio. “Questo spettacolo mi ha colto all’improvviso come la voglia di piangere che arriva quando meno te l’aspetti e non puoi mandarla via…..e allora cosa fai? Ci giochi. Saltello, come dentro a una pozzanghera, e trovo aspetti comici e grotteschi, incontro donne, le fuoriclasse della lacrima, le amiche care con le quali ho condiviso molti fazzoletti… e decido di portare in scena una reazione alla vita… Se vivo in un tempo dove i sentimenti vengono messi in vendita ai migliori offerenti, allora voglio cercare una dimensione intima e sincera da condividere con il pubblico. Come si piange? Quando si piange? Perché si piange? Per gli stessi motivi per i quali si ride, e allora capovolgo il pianto e rido… fino a che non mi vengono le lacrime agli occhi. L’idea è nata dalla richiesta del regista di provare a scrivere qualcosa che per me “fosse vero”; allora ho iniziato a riflettere sul fatto che le nostre emozioni in risposta a quello che accade fuori da noi sarebbero fortissime, guardiamo anche gli ultimi episodi a Milano, guardiamo la crisi politica e filosofica che stiamo attraversando etc… ma oramai siamo assuefatti, abbiamo I RUBINETTI CHIUSI. Allora ho iniziato a scrivere un racconto “Il mio rubinetto perde” dove parlavo del potere del pianto come presa di coscienza di qualcosa che non va. E lo trovavo interessante. L’attimo prima del cambiamento. Come reagiscono le persone quando ti vedono piangere, la fastidiosissima domanda “Perché piangi?”, l’impossibilità a volte di rispondere, “Chi ti consola?”… questi sono un po’ gli argomenti. Partendo dal mio semplice racconto, abbiamo iniziato ad improvvisare e a far vivere i vari personaggi, prendendo spesso spunto da atteggiamenti quotidiani e dal vissuto personale, e trasponendoli in chiave comica. Anche in questo spettacolo l’unico oggetto di scena è il pianoforte, il mio compagno di avventura, suono e canto le mie canzoncine terribili, e per il resto cerco di ricreare le atmosfere usando solo corpo e voce. Ho cercato di essere essenziale. A differenza di “SUONATA” (lo spettacolo precedente) dove ero un clown alle prese con l’infinita attesa, in questo sono proprio io che gioco ad entrare e uscire da altri personaggi, quindi il lavoro più grosso è stato quello di decidere di portare in scena “Rita” che racconta e che conduce il viaggio all’interno del pianto.”