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Spettacoli Prosa 15/16 Stagione 2015/16
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Muri

Prima e dopo Basaglia

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produzione Teatro della Cooperativa
in coproduzione con Mittelfest
con il sostegno di Regione Lombardia – progetto Next
con il sostegno della Provincia di Trieste

testo e regia Renato Sarti
con Giulia Lazzarini
scene e costumi Carlo Sala
musiche Carlo Boccadoro
disegno luci Claudio De Pace

PREMIO ANIMA 2012
FINALISTA PREMIO RICCIONE PER IL TEATRO 2009
PREMIO LE MASCHERE DEL TEATRO ITALIANO A GIULIA LAZZARINI COME MIGLIOR INTERPRETE DI MONOLOGO 

Trieste, 1972. Avevo cominciato da poco a fare l’attore in un piccolo gruppo teatrale quando la direzione dell’Ospedale Psichiatrico Provinciale ci concesse l’uso del teatrino situato nel comprensorio manicomiale. La condizione era che alle prove e agli spettacoli potessero avere libero accesso gli utenti. Tra questi c’era Brunetta, una ragazza lobotomizzata, che aveva marchiata sul volto tutta la violenza di cui le istituzioni sono capaci: pochi denti, occhi infossati, cicatrici sulla testa. Insieme a una parte del cervello le avevano tolto anche la capacità di camminare diritta e l’uso della parola. Ciondolava in avanti, tenendo le braccia a penzoloni, e si esprimeva a mugugni. Spesso si sedeva con noi alla ricerca di una sola cosa: l’affetto, che per anni le era stato negato, e ricambiava ogni nostra attenzione aprendosi in un sorriso che, nonostante fosse sdentato, era meraviglioso. Nel ’74 mi sono trasferito a Milano. Brunetta non c’è più da parecchi anni, ma i suoi sguardi e la sua storia fanno indelebilmente parte della mia.

Camicie di forza, lobotomia, elettroshock, questo era il manicomio prima della legge Basaglia. Poi il dialogo e il rispetto hanno preso il posto della violenza, rendendo labilissima la precaria distinzione tra la “normalità” di coloro che dovevano curare e la “follia” dei ricoverati. Giulia Lazzarini porta in scena la figura di un’infermiera che riflette con grande lucidità sulla sua esperienza, consapevole che la straordinaria spinta di mutamento di quegli anni si è affievolita e rischia di finire inghiottita dall’indifferenza generale.

Renato Sarti

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