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Spettacoli prosa 11/12
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io santo tu beato – stagione 2011/12

Dall’8 al 27 novembre 2011

produzione Teatro della Cooperativa

IO SANTO, TU BEATO
diRenato Sarti in collaborazione con Bebo Storti
regia diRenato Sarti
conRenato Sarti, Bebo Storti
e con Delma Pompeo
Voce RadiomariacensuraDaniele Luttazzi
MusicheCarlo Boccadoro
Scene e costumiCarlo Sala

Inserito in Invito a Teatro

Pio XII e Padre Pio si incontrano in un ipotetico aldilà. Il primo parla un latino maccheronico e ha in testa un copricapo a forma di cupola di San Pietro, il secondo si esprime in dialetto pugliese e non si separa mai dai suoi peperoni fritti. Dapprima i due rievocano alcune pagine della storia della Chiesa: inquisizione, crociate, vita dissoluta di alcuni papi, discriminazione verso le donne, recenti casi di pedofilia. Poi scoprono che – siccome Papa Giovanni Paolo II ha fatto 482 santi e 1338 beati – l’accesso al Paradiso è intasato e al momento è rimasto disponibile un solo posto. Dopo i convenevoli di rito, tra i due si scatena una contesa senza esclusione di colpi. Padre Pio viene accusato di aver trasformato San Giovanni Rotondo in una Las Vegas del Gargano, Papa Pacelli di non aver preso una posizione netta contro l’antisemitismo e il nazismo.

A dirimere l’aspra contesa arriverà Dio in carne ed ossa e che carne. Una brasiliana che balla, canta, si dimena e propugna l’amore libero e ripropone, sotto forma di blues, i brani principali del Vangelo.

Per secoli la Chiesa ha osteggiato il teatro e demonizzato la Commedia dell’Arte, che sovvertiva i valori andando contro l’ordine costituito e il potere ecclesiastico. Per secoli gli attori sono stati sepolti in terra sconsacrata, hanno visto censurati i propri spettacoli, sono stati costretti ad autentiche peregrinazioni e alla fame.

Che sarà mai, dunque, se a distanza di secoli, per una volta, il teatro si prende una piccola rivincita attraverso gli elementi tipici della Commedia dell’Arte, lo sberleffo, la maschera ed il coinvolgimento diretto degli spettatori, che in questo caso fanno la parte delle pecorelle?

In fin dei conti si tratta soltanto di mettere in evidenza, con la forza dello sghignazzo, la discrasia fra coloro che, in nome della fede e della spiritualità, prestano quotidianamente la loro opera nel sociale, e i vertici della gerarchia ecclesiastica. E si tratta anche di ridare nobiltà alla Commedia dell’Arte, un genere che certa intellighenzia teatrale forse fin troppo colta, e sicuramente molto classista, non considera o disprezza, rifiutandosi di comprendere che gli Arlecchini e i Brighella che facevano soldi e conseguivano in tutta Europa trionfi paragonabili soltanto ai Rolling Stones e ai Bob Dylan di oggi, che rimangono ancora oggi i nostri grandi maestri che tutto il mondo ci invidia e che, particolare finale e non da poco, erano amati da gran parte del popolo, che senza il suo consenso non si va molto lontano.

Info e prenotazioni: 02 64749997
e-mail:
info@teatrodellacooperativa.it

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