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La nave fantasma

La nave fantasma

produzione Teatro della Cooperativa

PREMIO GASSMAN / Città di Lanciano 2005 – Miglior Testo Italiano

di Giovanni Maria Bellu, Renato Sarti e Bebo Storti
regia Renato Sarti
con Bebo Storti, Renato Sarti
disegni Emanuele Luzzati
musiche Carlo Boccadoro
durata 100 minuti

Il 25 dicembre del 1996, al largo delle coste siciliane, affondò un piccolo battello carico di migranti provenienti dall’India, dal Pakistan e dallo Sri Lanka. Le vittime furono duecentottantatre: si trattava della più grande tragedia navale avvenuta nel Mediterraneo dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Un record che è stato tragicamente superato in questi ultimi anni.
Nonostante le precise testimonianze dei superstiti, autorità italiane e mass media, eccetto rare eccezioni (Livio Quagliata de Il Manifesto, Dino Frisullo di Senza Confine), non se ne occuparono: la tragedia del Natale 1996 divenne il naufragio fantasma. Gli stessi pescatori della zona, che recuperarono decine di cadaveri nelle reti, temendo conseguenze per la loro attività li ributtarono in mare. Solo cinque anni dopo, con un reportage reso possibile dalla testimonianza del pescatore di Portopalo Salvatore Lupo, il quotidiano La Repubblica, attraverso un’inchiesta del giornalista Giovanni Maria Bellu, riuscì a individuare e filmare il relitto. Nel giugno del 2001 le immagini della “nave fantasma” fecero il giro del mondo ma, nonostante l’appello di quattro premi Nobel italiani (Renato Dulbecco, Dario Fo, Rita Levi Montalcini, Carlo Rubbia) e alcune interpellanze parlamentari, ancora nulla è stato fatto per recuperare il relitto e riconsegnare questo episodio alla Storia senza menzogne ed omertà.
“La nave fantasma” è una sintesi drammatica della vasta tematica, diventata sempre più urgente, connessa al tema dell’immigrazione: la disperazione dei migranti, il silenzio delle autorità e dei mass media, la ferocia dei trafficanti di esseri umani, la terribile indifferenza e l’invincibile paura della nostra società, le reazioni di carattere xenofobo e razzista.
Benché basato su una rigorosa cronaca degli eventi – tradotta sulla scena attraverso i racconti dei protagonisti, con l’ausilio di materiale video e le proiezioni di disegni realizzati appositamente da Emanuele Luzzati – l’intento registico è quello di fare ricorso a tutti gli elementi tipici del teatro comico e del cabaret, quali l’improvvisazione e il rapporto continuo e diretto con il pubblico.
In scena gli stessi Bebo Storti e Renato Sarti che, in una sorta di cabaret tragico, estremo e scioccante, coinvolgeranno gli spettatori nella rievocazione di quella dolorosa vicenda e nella riflessione su uno degli argomenti più scottanti dei giorni nostri.

 

Per informazioni > distribuzione@teatrodellacooperativa.it

 

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Rassegna Stampa

Magda Poli, Corriere della Sera

Storti e Sarti sono bravissimi, il primo cinico, capace di satira feroce, di imitazioni strepitose, il secondo pacato maneggia con cura fatti, dati e sentimenti. Si ride amaramente e si riflette sulla nostra miseria in uno spettacolo che si snoda in un subisso di dati e informazioni che diventano teatro. […] Uno spettacolo di impegno civile che riesce ad essere specchio della pavida opportunista coscienza della nostra società. Da non perdere.

Franco Quadri, La Repubblica
Lo spettacolo preferisce partire dalla comicità vicina all’assurdo con cui Dario Fo raccontava in tempo reale gli anni di piombo coinvolgendo il pubblico. […] Alla compostezza di Renato Sarti si contrappone un Bebo Storti dilagante nei suoi ininterrotti trasformismi.
Maria Grazia Gregori, L’Unità
Uno spettacolo a capitoli che non lascia nulla al caso, semplice e immediato, forte e civile. Un cabaret tragico […] dove si ride perfino di fronte ai fatti più crudi grazie all’impagabile capacità di dire cose feroci con un’ironia dissacrante dove il riso suona più sinistro di un grido. E’ un riso nero, luttuoso quello provocato da Renato Sarti e da Bebo Storti, in scena per circa tre ore, bravissimi a cambiare a vista personaggi e pelle. […] Grazie a Sarti, Storti e Bellu che ci hanno ricordato che il teatro è anche un rito pubblico, politico, laico.
Luca Doninelli, Avvenire
Renato e Bebo, in uno spettacolo esilarante ma anche commovente, […] ci ricordano la nostra ignoranza sulla realtà dell’immigrazione e sulle sue cause […] non attraverso le chiacchere ma con la lingua del teatro– ed è vero teatro. Semplice, ruspante, povero, ma teatro. Il teatro sono due attori, due uomini che si giocano tutto, come qui, per una causa in cui credono.
Stefano Galieni, Liberazione
Due ore e mezzo di colpi di scena, di passaggi improvvisi dal tragico al comico al grottesco. […] Chi recita si diverte e a tratti soffre come chi partecipa. Suda, cambia le battute, si confonde, accetta che siano gli eventi a disegnare ogni giorno un nuovo canovaccio.
Arianna Di Genova, Il Manifesto
L’Odissea moderna finisce a Portopalo.
Elisabetta Povoledo, International Herald Tribune
Sarti has skillfully culled the absurd elements of the ensuing oblivion into which the shipwreck was lost, and deftly leads the audience to a state of soul-searching on the tragedy.
Sarti è abile nel cogliere le assurdità dell’oblio che fece seguito al naufragio portando il pubblico a mettersi in discussione rispetto alla tragedia.
Attilio Scarpellini, il Riformista
Dire che “narrano” come sempre più spesso il teatro italiano in tempi di carestia, è fargli torto. La nave fantasma il suo naufragio un po’ lo racconta, ma soprattutto lo mima, lo agita come una scatola da cui cadono gag, improvvisazioni, sberleffi e schiaffi (molti schiaffi) menati dallo straordinario mimetismo linguistico di Bebo Storti, impegnato in una estenuante sfilata di maschere: preti siculi, ammiragli romaneschi, politici lumbard.
Carla Nigro, SaltinAria.it
Non mi era mai capitato di annegare in una stanza chiusa ove l’acqua non scorre. Non mi era mai capitato di annegare negli oceani di parole, di storie sconosciute o, ancor peggio, negate. […] Le nostre risa hanno un sapore così amaro.[…] E su queste poltrone comode ridiamo a denti stretti e ci facciamo trascinare in questo tragico cabaret che ci mordicchia dentro, schiude le porte sigillate della nostra coscienza. La simpatia di Bebo Storti e Renato Sarti ci rapisce, ci imbarazza, ci rende complici e partecipanti di questo rito teatrale che funge da doveroso funerale. Un onore sedere qui, l’atto della mia presa di coscienza. Storti e Sarti, oltre i mari e oltre le nostre teste hanno tentato di lanciare un allarme, un allarme umano, auspicando un ritorno all'umanità e alla soppressione dell'indifferenza e del brutto vizio di tacere.
Ugo Perugini, Teatro.it
C’è una sorta di progetto educativo nel “docu-cabaret” diretto da Renato Sarti, anche se non mancano momenti di comicità con allusioni al presente. L’idea che prevale però è che per arrivare alle persone occorra stimolarne la partecipazione anche emotiva.
Silvana Costa, Artaks.net
Renato Sarti e Bebo Storti salgono sul palco col sorriso e la verve sarcastica ma il registro si fa rude non appena i due autori/attori si calano nei panni dei pescatori. […] Commozione per le storie spezzate e la consapevolezza che anche uno spettacolo come questo possa aiutare a ri-sensibilizzare le persone che, bombardate quotidianamente dalle notizie di naufragi delle “barche della speranza” nel Mare nostrum, ormai sono diventate indifferenti alla morte.