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(s)PERMALOSO quattro matte risate sull’infertilità maschile

Sono bravo con la lingua_Antonello Taurino_ph. Laila Pozzo_orizz Cdi e con Antonello Taurino
scritto con Carlo Turati

 

 

 

 

 

Essere figli, essere padri. Non esserlo più e volerlo essere. Un esilarante (e dolce) spettacolo comico sul senso della paternità attraverso uno dei tabù del mondo maschile: l’infertilità.

Si sa: quando si prepara uno spettacolo, il difficile è scegliere un argomento “che non sia stato ancora mai affrontato in nessun altro spettacolo”. Ora, non solo di questo argomento non parlano altri spettacoli: no, di questo non ne parla proprio nessuno, mai. Tabù.
Immaginate come può sentirsi un uomo che, nella stessa mattinata, a distanza di poche, riceve due notizie: la prima da una mail che apre quasi distrattamente sul cellulare, mentre aspetta in sala d’attesa per entrare a parlare con l’oncologo che da qualche mese ha in cura suo padre. Cosa c’è sulla mail? Il referto di uno spermiogramma, l’esame per la fertilità maschile, che l’uomo aveva fatto qualche settimana prima e di cui si era quasi scordato. La sentenza è: sterilità. Certa. Qualche minuto dopo l’uomo entra dall’oncologo. La sentenza è: veloce tracollo della malattia, suo padre ha qualche giorno di vita.
Non più figlio, non più padre. In pochi minuti.
Immaginate lo stesso uomo qualche anno dopo, una sera. Tra pochi minuti, l’uomo andrà a cena con la donna che frequenta da un po’ di mesi, di cui è innamorato, e forse, sì, è quella giusta… solo che lei l’ultima volta gli ha detto che vorrebbe la loro diventasse una storia seria… e che vorrebbe tanto un bambino. Quindi, forse, è il caso che lei sappia, è la cena giusta per dirglielo: ce la farà? Come la prenderà lei? Che dirà?

Nonostante anatemi e buoni propositi, il capitalismo è ancora il motore dell’agire umano sul pianeta (“esisti solo se puoi produrre”). Ma l’infertilità sembra essere, sul piano biologico, proprio la sua negazione: allora forse è proprio per questo che quella maschile, ancor più di quella femminile, è ancora un tabù. Troppe questioni identitarie si incrociano, troppi retaggi culturali premono, troppe errate credenze sessuali su maschilità − tossica o meno che sia − accorrono moleste a intorbidirne la percezione. Ma forse parlarne potrebbe togliere lo stigma. E ancor meglio, riderne.

Ah, perché, non ve l’avevamo detto? Questo è un esilarante spettacolo comico non solo sull’infertilità, ma anche sul senso ultimo della paternità.

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