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Stagione 2021/2022
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CONTROVENTI | Stagione 2021 – 2022

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“La Bora, il vento gelido proveniente dal nord Europa che prende velocità incontrando l’aria calda del mare Adriatico, è stata una delle mie prime compagne di vita a Trieste: invisibile, fastidiosa, allegra, che spazza le nuvole in pochi secondi, svelando un cielo che più terso non si può, oppure le fa incombere minacciose. Ben presto ho imparato che andare contro vento è qualcosa di estremamente particolare.

Fortifica, dà grandi soddisfazioni ma, parafrasando la Canzone del maggio di De André: “non si può fermare il vento” (figurarsi i 20). Ci si può inchinare in avanti a settanta gradi, accostarsi ai muri per evitare le folate più forti ma poi non resta che arrendersi e, se si vola a terra, non rimane che armarsi di santa pazienza e riprendere il cammino.
Nel 2000 Mino Vianello, professore dell’Università La Sapienza di Roma, venne a vedere I me ciamava per nome: 44.787 al Teatro India e rimase sinceramente colpito. Mi mise in contatto con Andrea Margheri, direttore della rivista Argomenti Umani, una costola della prestigiosa Il Ponte. Uno dei redattori, Alberto Turati, abitava a Niguarda e mi invitò in quello che allora era il “Salone Risorgimento” il 24 aprile, in occasione della ricorrenza della Liberazione del quartiere, a un incontro davvero straordinario con le donne partigiane: Norina Pesce, Stellina Vecchio, Pina Re, Adelina Del Ponte, le sorelle Resnati e tante altre. Alla fine della serata mi presentarono il presidente di allora della Cooperativa Edificatrice (oggi Abitare), Giovanni Poletti. Alla mia domanda: “Ma quali attività si fanno in questo salone?” la sua risposta fu “Qualche cabarettata, qualche spettacolo dialettale, pochi spettacoli per bambini a Carnevale e per la Befana”. Stop. Mi chiese anche: “Te la sentiresti di gestirlo?”. Detto fatto. Ci mettemmo subito al lavoro per rimettere in sesto un luogo che non era più frequentato. Era il 2002 ed era nato il Teatro della Cooperativa.

E se qualcuno… se qualcuno mi avesse detto che venti anni dopo sarei stato ancora qui dentro… se qualcuno mi avesse detto che nel frattempo avrei scritto e diretto spettacoli con attori del calibro di Giulia Lazzarini, Bebo Storti, Maddalena Crippa, Arianna Scommegna, Paolo Bonacelli, Elio De Capitani, Paolo Rossi, Ale e Franz, Omero Antonutti, Laura Curino (e mi scuso davvero con tutti quelli che non cito)… se qualcuno mi avesse detto che avremmo ospitato personalità dello spettacolo e della società civile come Franca Valeri, Nedo Fiano, Don Gallo, il Maestro Barenboim, Moni Ovadia, Virginio Rognoni, Gherardo Colombo, Carlo Boccadoro, Alessandra FaiellaSerra Yilmaz… se qualcuno mi avesse detto che avremmo avuto collaborazioni e rapporti di lavoro con grandi realtà teatrali e non (dal Piccolo all’Elfo, dal Franco Parenti al Teatro Greco di Siracusa e al Teatro Valle, oltre che con ANED, ANPI, Istituto Parri, CGIL, Camera del Lavoro, Casa della Memoria…), che avremmo conseguito riconoscimenti prestigiosi e premi come il Riccione Teatro, il Gassman, l’Ambrogino d’oro, una medaglia del Presidente della Repubblica… bene, se qualcuno mi avesse detto tutto questo avrei pensato fosse matto o ubriaco!

E invece non solo possiamo modestamente vantarci di aver fatto tutto questo, ma di averlo fatto con spettacoli che hanno quasi sempre avuto una caratteristica: scavare e indagare storie o tematiche scomode, visitate poco o male ed essere come si suol dire “contro”. Rivendichiamo, e con grande orgoglio, spettacoli come Mai morti, I me ciamava per nome: 44.787, Nome di battaglia Lia, Nave fantasma, Io santo tu beato, Muri, Goli Otok, Coppia aperta quasi spalancata, Gorla fermata Gorla, Matilde e il tram per San Vittore, Il rumore del silenzio… Gli spettacoli, come le ciambelle, non sempre riescono con il buco, ma abbiamo cercato di non cedere su alcuni presupposti artistici, umani, politici e soprattutto speriamo di aver aiutato il pubblico – e noi stessi – a comprendere meglio il presente, anche quando abbiamo trattato temi del passato. Un presente a dir poco preoccupante, perché non possiamo far finta di non sapere che la paura che abbiamo provato in questo ultimo anno e mezzo è solo una pallida versione della realtà che vive quotidianamente tanta altra parte dell’umanità, non solo in Afghanistan. E, a proposito: grazie Gino. Non dimenticheremo te e i tuoi principi e il logo di Emergency resterà ancor più saldo all’ingresso del teatro, in mezzo ai fazzoletti di ANED e ANPI.

ControVenti significa questo: trovare sempre stimoli nuovi e raccontare, grazie anche ai tanti amici e colleghi che ospitiamo, le vicende che ci assillano e/o divertono di quel misterioso, meraviglioso e a volte terribile viaggio che è la vitaccia nostra, che altro non è che un effimero alito di vento rispetto alla storia del pianeta Terra, ormai sull’orlo del collasso a causa dell’ingordigia del più pericoloso dei suoi predatori: l’homo sapiens.
Questa pandemia ha messo tutti alla prova e oggi ci sentiamo più spersi, più vulnerabili ma speriamo serva da lezione (anche se personalmente non sono molto ottimista) per cambiare direzione rispetto al consumismo sfrenato, allo spreco, alle vergognose disparità fra il mondo ricco e quello povero.
Buon viaggio e buone avventure: noi siamo pronti, come sempre, a salpare al vostro fianco!

Renato Sarti

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