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Distribuzione 2021

Uora vo cunto

Teatro della Cooperativa
UORA VO CUNTO
ovvero Il Re topo fa alla guerra

testo e regia Domenico Pugliares, Renato Sarti
con
Domenico Pugliares
musiche in scena Enzo Di Caro

Il re topo fa alla guerra è una storia “fantastica”, un’invenzione, una visione, una immaginazione dove gli animali di un’aia vivono un’avventura attuale ma eterna nella storia dell’umanità: la guerra.E’ una metafora sulla stupidità dell’uomo traslata nella “irrealtà” degli animali. Topi, capre, pecore e maiali si trovano ad affrontare una terribile guerra contro i dinosauri. Chi vince alla fine? La saggezza, qualità che noi uomini spesso abbandoniamo a se stessa.Ma Il re topo fa alla guerra è soprattutto tentativo e ricerca personale: tentativo di mescolare elementi della tradizione siciliana (i cunti e i canti) con elementi della Commedia dell’Arte con particolare riferimento a Beppe Nappa, unico zanni di origine siciliana; è tentativo di trasformare la cadenza delle filastrocche in ritmo recitativo. E’ ricerca di giochi di parole e di suoni, di armonie e disarmonie del dire nello sforzo di trovare un linguaggio personale che parte dall’amore per la propria terra.In scena un personaggio che narra la vicenda e un musico che accompagna gesti e suggestioni.Questa è la storia di un topo…e uora vo cunto come fu.

 

Uora vo cunto

RASSEGNA STAMPA ESSENZIALE

(…) Comicità e teatro di narrazione si intrecciano in questo racconto surreale, dove Pugliares attinge alla tradizione della sua terra, la Sicilia, rifacendosi ai cunti popolari e alla commedia dell’Arte. (…) Giochi di parole, analogie fantasiose scaturite da suggestioni sonore, una personalissima lingua sicula sono le armi di questo nuovo cantastorie che resuscita con piglio moderno la favola esopiana.
( Simona Spaventa, La Repubblica, 3 novembre 2005 )

(…) una perizia che rimanda oltre che ad Orwell, ad Achille Campanile, al non-sense della parola, una parola che perde il suo valore quotidiano e ne assume invece uno del tutto surreale. E’ un teatro comico vero, non è più un cabaret; non è neanche un teatro di narrazione - come per certi versi potrebbe apparire per il modo di stare sul palcoscenico dell’interprete, che è da solo a raccontare una storia – in quanto non racconta una storia reale, ma una
storia del tutto affascinante, immaginaria e immaginifica. Questo nuovo attore Domenico Pugliares, che torno a dire è una vera e propria scoperta,
ha una perfetta coscienza del suo movimento espressivo, il gesto è esattamente preciso, esatto, deve essere quello per andare a dare quella sensazione allo spettatore. Lo stesso discorso vale anche per l’uso della voce anche là dove assume le forme del cunto, forma
particolare dell’espressività e della tradizione teatrale siciliana: il cunto diventa un modo naturale di accorpare, spezzare e portare sillabe e parole.
Insomma lo spettacolo è divertente; è un nuovo talento che viene scoperto e in qualche modo – volendolo accostare a un grande – potremmo dire che, anche fisicamente, ha il modo di fare e di muoversi di Gigi Proietti, e scusate se è poco.
( Sandro Avanzo, Radio Popolare, 7 novembre 2005 )

 

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