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La scuola non serve a nulla 2.0

La scuola non serve a nulla_A. Taurino_ph. L. Pozzo (vert)-

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di e con Antonello Taurino
scritto con Carlo Turati
luci Ornella Banfi
suono 
Ivan Garrisi
produzione Teatro della Cooperativa
inserito in Invito a Teatro

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“Del film L’Attimo Fuggente, con Robin Williams, tutti voi ricordate il professor Keating e la straordinaria passione dei suoi innovativi metodi didattici. Nessuno ricorda mai che, a causa di quei metodi, alla fine il professore viene licenziato…”

Il professore di una scuola di frontiera viene sospeso dal servizio, anche se non si capisce bene perché. Metodi didattici troppo bizzarri? Stress eccessivo dovuto alla Dad? Può essere: ma del resto come fare per accendere quel minimo sindacale di interesse in classi terremotate, multirazziali, multireligiose e multilinguistiche? E non ne parliamo poi se arriva il Covid…
Certo, c’è da dire innanzitutto che l’autore Antonello Taurino, essendo nella realtà docente precario di giorno e attore altrettanto precario di sera, racconta una realtà che conosce direttamente sulla propria pelle, attraverso lo sguardo autobiografico di un professore che nella vita è anche comico. Così come Carlo Turati, che alterna l’insegnamento alla scrittura per tanti professionisti della risata. Attor comico e insegnante: due mestieri, che, a volte, non sono poi così diversi.

E, infatti, fare il prof. negli anni tra la “Buona Scuola” e la Dad, in una pessima scuola di periferia, è una fatica di Tantalo: ma se sopravvivi ne esci capace di recitare Ionesco all’Oktoberfest, affrontare Shakespeare tra i rutti della platea o rendere Pirandello digeribile pure al pubblico YouTube di Pio e Amedeo. E proprio in quell’emergenza scolastica, che non è il Vietnam, ma sicuramente è un mondo senza Garroni né lieto fine e che pare sorretto solo dall’eroismo dei singoli, il prof. capisce che conviene mettere da parte il rigore istituzionale per provare a battere altre strade. Non per atteggiarsi a innovatore, no: è proprio che in quelle classi non ha altra scelta, se non osare e innovare, e molto; non tanto “tecnologicamente” (costrizione dovuta alla pandemia), ma anche su altri aspetti.

Forse davvero esagerando fino all’indicibile, come comincia a profilarsi man mano che procede il suo monologo di aneddoti esilaranti, che spiegano anche ai non addetti ai lavori il grottesco d’una situazione però purtroppo reale e sconvolgente. Il prof. con le sue nevrosi incarna davvero un’emergenza sociale, che la Dad ha solo amplificato; nel microcosmo di alunni e colleghi, anch’essi riconoscibili nei loro tic caratteriali, emerge il disagio di una generazione iperconnessa con cui non si è imparato ancora a fare conti.

La Scuola non serve a nulla 2.0 è un viaggio tragicomico tra i paradossi della “Buona Scuola” di ieri (discutibile) e la “Scuola su Zoom” di oggi. Sui computer e nelle aule e di oggi, già messe malissimo ieri, convivono antiche rigidità burocratiche e nuove follie kafkiane; il concorsone, la “didattica per competenze”, le gite, la connessione che non va… Fa ridere? Sì. Solo gli addetti ai lavori? Beh, se siete o siete stati professori, studenti, genitori di studenti, allora è la vostra storia. Perché se la scuola in macerie è la parabola più amara di un Paese allo sbando, l’unico riscatto possibile può arrivare dalla convinzione che nessuna riforma o burocrazia potrà seppellire (e nessuna tecnologia potrà sostituire) la relazione umana tra docente e studenti. Perché il docente, come ogni attore, è soggetto vivo davanti altri soggetti vivi. Ovvio, fino alla sorprendente scelta finale…

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