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IL CABARET A MILANO

L'alba di Gaber e Jannacci

milano per gaberIl 30 maggio e il 5 giugno, alle 20:00, si terranno due appuntamenti al Teatro della Cooperativa con i ragazzi selezionati dalla Fondazione Gaber e diretti da Flavio Oreglio, per un’esperienza di laboratorio “on stage” tesa ad avvicinare i giovani a una dimensione artistica a loro pressoché sconosciuta, un’esperienza che indaga e riscopre la produzione artistica del cabaret originario, attraverso lo studio e l’analisi dell’opera dei suoi protagonisti.

In Italia, il cabaret è nato e cresciuto a Milano, negli anni ’60 del ‘900, sull’onda di quanto avvenuto nel dopoguerra e negli anni ‘50. Al Piccolo Teatro e al Teatro Gerolamo si aggiunsero le pedane sperimentali dei primi locali e dei cabaret: Santa Tecla, La Muffola, Intra’s Derby Club, Nebbia Club, Cab 64, Lanternin, La Cassina di Pomm, Derby Club, luoghi influenzati dalle caves esistenzialiste francesi e dai poeti americani della beat generation, che costituirono un circuito di resistenza e opposizione al mainstream.

Si viveva in un mondo diverso, dove le parole controcultura, anticonformismo e sperimentazione avevano un senso, un ruolo e un valore e caratterizzarono un’epoca lontana anni luce dall’aberrazione odierna del “pensiero unico”. Il ricettacolo dove questo background poteva esprimersi liberamente – nonostante l’occhio vigile e inquisitore della censura – era costituito dai palcoscenici alternativi sopra citati della Milano di allora.

Non fu, però, solo una questione di palco. Quei luoghi furono importanti non solo perché permisero la sperimentazione artistica, ma perché furono anche luoghi frequentati da intellettuali di varia estrazione con cui potevi parlare e ti potevi relazionare. Al Nebbia Club per esempio potevi incontrare Umberto Eco, Enrico Vaime, Sandro Bajini, Bruno Munari, Primo Levi, Luciano Bianciardi… e dalle chiacchiere potevano nascere idee, collaborazioni o semplici confronti costruttivi. Non a caso Tinin Mantegazza nel descrivere quell’ambiente ha parlato di “incontri anti settoriali e interdisciplinari” che hanno aperto le strade più svariate come, per esempio, il connubio tra jazz e pittura sperimentato da Enrico Intra all’Intra’s Derby Club. Per dirla sempre con Mantegazza “da questi incroci sono venute fuori delle cose belle”.  

In questo humus culturale sono nati e cresciuti Giorgio Gaber ed Enzo Jannacci che con Dario Fo costituiscono la triade più rappresentativa di quel mondo.

Gaber, oltre a esserne un grande e originale interprete della prima ora, ha avuto un ruolo fondamentale nella diffusione del genere, portando alla ribalta nazionale molti protagonisti dell’underground metropolitano in alcuni degli show televisivi che conduceva: Canzoniere minimo (1963), Milano Cantata (1964) e Questo e Quello (1964) e in seguito, sempre facendo tesoro di quelle esperienze, dal 1970 ha codificato con Sandro Luporini i canoni di quel Teatro-Canzone che lo ha contraddistinto. La relazione culturale, esperienziale e concettuale del teatro gaberiano con il cabaret è la stessa che lega il teatro di Brecht al kabarett tedesco.

Jannacci dl canto suo svolse un fondamentale ruolo di apripista (con i suoi recital al Teatro Gerolamo), diventando in seguito – al di là della continua evoluzione personale – anche punto di riferimento e direttore artistico del celeberrimo Derby Club di cui prese le redini dopo l’iniziale esperienza pionieristica di Enrico Intra. Il grande successo del Gruppo Motore (Cochi e Renato, Felice Andreasi, Bruno Lauzi e Lino Toffolo) nato al Cab 64 sotto l’egida di Tinin Mantegazza fu dovuto soprattutto all’interessamento e alla guida di Jannacci che trasferì il gruppo al Derby seguendone poi la crescita televisiva nei primi anni ’70.

Questo percorso sperimentale, iniziato in occasione della manifestazione “Milano per Gaber 2021”, ha riscontrato un grande entusiasmo nei ragazzi coinvolti, sorprendendo piacevolmente gli ideatori del progetto.

Ingresso gratuito, prenotazione consigliata:
info@giorgiogaber.it / 335.7773640

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