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ControVenti
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NOME DI BATTAGLIA LIA | 20 – 24 aprile

 

LIA VERT

pg. G. Gibilaro

testo e regia Renato Sarti
con Marta Marangoni, Rossana Mola, Renato Sarti
musiche originali Carlo Boccadoro
video BUZZ 2001
produzione Teatro della Cooperativa
con il patrocinio di

Associazione Nazionale Partigiani Italiani
Associazione Nazionale Ex Deportati
Istituto nazionale Ferruccio Parri
Federazione Italiana Associazioni Partigiane
Laboratorio Nazionale per la Didattica della Storia
MEDAGLIA COMMEMORATIVA PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA

 

Molte volte, quando si pensa alla Resistenza, l’immagine più usuale a cui si fa riferimento è quella del partigiano combattente e spesso ci si dimentica delle storie apparentemente periferiche. Ci si dimentica che, al di là dei momenti alti e celebrativi, esiste un mondo fatto di episodi che fanno parte di una quotidianità ai più sconosciuta ma dal valore estremamente significativo. 

All’interno della grande pagina della Resistenza, il quartiere di Niguarda a Milano, e le donne dei suoi cortili, ebbero un ruolo particolare. Niguarda si liberò il 24 aprile 1945, con un giorno di anticipo su Milano. E fu proprio in quel giorno che si consumò uno degli episodi più tragici della Liberazione della città: colpita al ventre da una raffica di mitra di nazisti sulla via della fuga, moriva – incinta di otto mesi – Gina Galeotti Bianchi, nome di battaglia Lia, una delle figure più importanti del Gruppo di Difesa della Donna. Quest’ultimo vantava a Milano ben quarantamila aderenti, di cui oltre tremila attiviste: assisteva i militari abbandonati da un esercito allo sbando; aiutava economicamente le famiglie in cui il marito, o il padre, era nei lager o in carcere; era parte integrante dei Gruppi Volontari della Libertà e del comitato cittadino del C.L.N.; organizzava manifestazioni e comizi improvvisati nei mercati rionali o in altre zone della città; forniva staffette in operazioni delicate; stampava Noi Donne, un foglio clandestino precursore del movimento femminista. Inoltre, sulle spalle delle donne ricadeva gran parte del peso della realtà quotidiana, fatta di bambini e anziani da accudire nel freddo, nella fame e nelle malattie. Un ritratto tragico e insieme vivace della Niguarda resistente, dedicato alle donne e al loro coraggio.Un testo basato su testimonianze dirette del nostro recente passato, che, attraverso la riscrittura drammaturgica, si fa tragedia, dolore antico, arcaico. Emblematiche le ultime parole di Lia prima di morire: «Quando nascerà il bambino non ci sarà più il fascismo».

 Nell’aprile del 2010 la Camera dei deputati ha ospitato, presso la Sala della Lupa a Palazzo Montecitorio Nome di Battaglia Lia. Per questo spettacolo la Presidenza della Repubblica ha conferito una medaglia commemorativa al Teatro della Cooperativa.

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