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Oltre niguarda 17/18 Stagione 2017/18
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La nave fantasma – Carcano

La nave fantasma – Carcano

AL TEATRO CARCANO

di Giovanni Maria Bellu, Renato Sarti e Bebo Storti
con Bebo Storti, Renato Sarti
regia Renato Sarti
disegni Emanuele Luzzati
musiche Carlo Boccadoro
produzione Teatro della Cooperativa
PREMIO GASSMAN / CITTÀ DI LANCIANO 2005 – MIGLIOR TESTO ITALIANO

Io e Arulalagan siamo stati costretti a interrompere gli studi per via della guerra.
Io e Anpalagan siamo partiti insieme. Io e Anpalagan siamo affogati insieme.

Il 25 dicembre del 1996, al largo delle coste siciliane, affondò un piccolo battello carico di migranti provenienti dall’India, dal Pakistan e dallo Sri Lanka. Le vittime furono duecentottantatre: si trattava della più grande tragedia navale avvenuta nel Mediterraneo dalla fine della Seconda guerra mondiale. Un record che è stato tragicamente superato in questi ultimi anni. Nonostante le testimonianze dei superstiti, autorità italiane e mass media, eccetto rare eccezioni (Livio Quagliata de Il Manifesto, Dino Frisullo di Senza Confine), non se ne occuparono: la tragedia del Natale 1996 divenne il naufragio fantasma. Gli stessi pescatori della zona, che recuperarono decine di cadaveri nelle reti, temendo conseguenze per la loro attività li ributtarono in mare. Solo cinque anni dopo, con un reportage reso possibile dalla testimonianza del pescatore di Portopalo Salvatore Lupo, il quotidiano la Repubblica, attraverso un’inchiesta del giornalista Giovanni Maria Bellu, riuscì a individuare e filmare il relitto. Nel giugno del 2001 le immagini della “nave fantasma” fecero il giro del mondo ma, nonostante l’appello di quattro premi Nobel italiani, ancora nulla è stato fatto per recuperare il relitto e riconsegnare questo episodio alla Storia senza menzogne ed omertà. La nave fantasma è una sintesi drammatica della vasta tematica, diventata sempre più urgente, connessa al tema dell’immigrazione: la disperazione dei migranti, il silenzio delle autorità e dei mass media, la ferocia dei trafficanti di esseri umani, la terribile indifferenza e l’invincibile paura della nostra società. Benché basato su una rigorosa cronaca degli eventi, tradotta sulla scena attraverso i racconti dei protagonisti, l’intento registico è quello di fare ricorso a tutti gli elementi tipici del teatro comico e del cabaret, quali l’improvvisazione e il rapporto continuo e diretto con il pubblico.
In scena gli stessi Bebo Storti e Renato Sarti che, in una sorta di cabaret tragico, estremo e scioccante, coinvolgono gli spettatori nella rievocazione di quella dolorosa vicenda e nella riflessione su uno degli argomenti più scottanti dei giorni nostri.

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