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Naufraghi senza volto

ph. Laila Pozzo

lettura teatrale di Renato Sarti
tratta dal libro Naufraghi senza volto
(Raffaello Cortina Editore)
di Cristina Cattaneo  (Labanof, Università degli Studi di Milano)
con Laura Curino e Renato Sarti
video e immagini Mattia ColomboJacopo Loiodice,
Valentina Cicogna | musiche Carlo Boccadoro
assistente Chicco Dossi | tecnica Jacopo Gussoni
produzione Teatro della Cooperativa

si ringraziano
Gruppo dell’Alleanza Progressista dei Socialisti & Democratici al Parlamento Europeo, Casa Comune, Radio Popolare e Salvatore Burruano

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È raro soffermarsi a pensare alla sofferenza di chi ha una persona cara che ha intrapreso un viaggio alla ricerca di un futuro migliore e non sa se ce l’abbia fatta, se stia bene, se lo rivedrà mai.
Si chiama ambiguous loss (perdita ambigua) il sentimento che provano i parenti delle persone scomparse, un lutto che non si riesce a elaborare perché non c’è la presenza di un corpo a confermarne la morte. Se si aggiungono vuoti normativi e inadempienze delle istituzioni, la possibilità di avere una risposta si fa ancora più remota; al dolore si aggiunge la rabbia e il problema diventa anche sociale.
È questo il contesto in cui opera il Labanof, Laboratorio di Antropologia e Odontologia Forense dell’Università degli Studi di Milano, diretto da Cristina Cattaneo, antropologa, medico legale e autrice di Naufraghi senza volto (Raffaello Cortina Editore, Premio Galileo 2019).
Questa autentica crociata, coordinata dall’Ufficio del Commissario Straordinario del Governo per le Persone Scomparse, dalla Marina Militare e coadiuvata anche da diverse università e organizzazioni di volontariato, è raccontata nel libro attraverso i naufragi dell’ottobre 2013 e del 18 aprile 2015. In quest’ultimo caso, la nave affondò con circa novecento persone a bordo e l’equipe del Labanof effettuò sui cinquecentosessantasei corpi recuperati le analisi autoptiche, la catalogazione dei vestiti e degli oggetti ritrovati e mise i risultati al servizio dei familiari dei dispersi, per permettere loro il riconoscimento delle vittime.
Il Labanof è riuscito a realizzare un piccolo miracolo: «restituire una storia, un’identità e perfino la dignità» alle vittime senza nome dei naufragi del Mediterraneo. Ora è fondamentale che la politica faccia la sua parte e il “paradigma Labanof” diventi prassi a livello nazionale ed europeo.

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