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MURI – Prima e dopo Basaglia

ph. E. Boga

ph. E. Boga

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testo e regia Renato Sarti
con Giulia Lazzarini
scene e costumi Carlo Sala | musiche Carlo Boccadoro
disegno luci Claudio De Pace
durata spettacolo 60 minuti
produzione Teatro della Cooperativa 
in coproduzione con Mittelfest
con il sostegno di Regione Lombardia – Progetto Next 2010
con il sostegno della Provincia di Trieste
FINALISTA PREMIO RICCIONE PER IL TEATRO 2009
PREMIO ANIMA 2012
PREMIO LE MASCHERE DEL TEATRO ITALIANO A GIULIA LAZZARINI
COME MIGLIOR INTERPRETE DI MONOLOGO 2015
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Trieste, 1972. Avevo cominciato da poco a fare l’attore in un piccolo gruppo teatrale quando la direzione dell’Ospedale Psichiatrico Provinciale ci concesse l’uso del teatrino situato nel comprensorio manicomiale. La condizione era che alle prove e agli spettacoli potessero avere libero accesso gli utenti. Tra questi c’era Brunetta, una ragazza lobotomizzata, che aveva marchiata sul volto tutta la violenza di cui le istituzioni sono capaci: pochi denti, occhi infossati, cicatrici sulla testa. Insieme a una parte del cervello le avevano tolto anche la capacità di camminare diritta e l’uso della parola. Ciondolava in avanti, tenendo le braccia a penzoloni, e si esprimeva a mugugni. Spesso si sedeva con noi alla ricerca di una sola cosa: l’affetto, che per anni le era stato negato, e ricambiava ogni nostra attenzione aprendosi in un sorriso che, nonostante fosse sdentato, era meraviglioso. Nel ’74 mi sono trasferito a Milano. Brunetta non c’è più da parecchi anni, ma i suoi sguardi e la sua storia fanno indelebilmente parte della mia.

Camicie di forza, sporcizia, ricorso massiccio (a volte letale) a docce fredde, psicofarmaci, pestaggi, elettroshock. Lobotomia. Questo era il manicomio prima dell’arrivo di Franco Basaglia: un sorta di lager in cui veniva perpetrata ogni tipo di coercizione. Con il suo intervento, il dialogo e il rispetto presero il posto della violenza, rendendo labilissima la precaria distinzione tra la “normalità” del personale preposto alla cura e la “follia” dei ricoverati; fra curanti e pazienti scattava una complicità all’insegna della comprensione e della condivisione della umana sofferenza.
Scritto in base alle testimonianze di alcune infermiere, e su tutte quella di Mariuccia Giacomini, Muri racconta della vita in manicomio prima e dopo la rivoluzione voluta da Franco Basaglia.
La protagonista riflette sulla sua esperienza trentennale di infermiera e lo fa con una nostalgia particolare, quela del poeta, quela che te sa tropo ben che non pol tornar, ma soprattutto con la lucidità di chi si rende conto che la straordinaria spinta di mutamento di quegli anni col tempo si è affievolita e rischia di finire inghiottita dall’indifferenza generale.
La legge Basaglia rappresenta uno dei punti più alti della storia della nostra democrazia. È stata una delle grandi conquiste di carattere sociale, umano e civile del nostro Paese. Dobbiamo conoscerla, difenderla, perché bisogna sempre riaffermare con forza che le lancette della storia non si possono e non si devono riportare indietro.

Renato Sarti

Per informazioni > distribuzione@teatrodellacooperativa.it

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Rassegna Stampa

Simona Spaventa, La Repubblica
Lavora per sottrazione Giulia Lazzarini, signora della scena e attrice tra le predilette di Strehler, nell’interpretare l’infermiera protagonista di Muri, il monologo che Renato Sarti […] ha scritto raccogliendo testimonianze dirette su chi aveva lavorato all’ospedale psichiatrico di Trieste negli anni a cavallo dell’approvazione della legge 180. […] È un piccolo miracolo di spontaneità ed emozione quello a cui assistiamo. […] Uno straordinario percorso umano, e politico, incarnato da un’attrice che ci fa venire i brividi raccontandoci con sublime semplicità di quanto sia stata bella quell’avventura, e di come ora sembri lontana, soffocata, tradita.
Elisa Fontana, Il Giornale di Brescia
Una superba Giulia Lazzarini riporta alla luce, con umano trasporto e commovente musicalità, l’orrore delle camicie di forza, dei chiavistelli alle finestre e della tortura. […] Il potere dirompente della «rivoluzione» di Basaglia […] Un testo commovente sull’urgenza di abbattere barriere prima mentali che fisiche, che la vibrante interpretazione di Giulia Lazzarini serve alla perfezione.
Magda Poli, Corriere della Sera
Interpretato da Una straordinaria Giulia Lazzarini […] Uno spettacolo civile che non vuole essere facile agiografia di un uomo eccezionale […] e che ha in sé un insegnamento etico potente […]
Toni Jop, L’Unità
Un percorso di formazione plasmato da una generosità didattica d'altri tempi affidato alla strepitosa bravura di Giulia Lazzarini […] Un lunghissimo applauso finito in una standing ovation per Lazzarini e per Renato Sarti.
Gianfranco Capitta, Il Manifesto
Più ricco di tante celebrazioni, il diario di Mariuccia Giacomini, trova voce e pieghe insinuanti, tra tenerezza, stupore e fierezza, nella bella lettura di Giulia Lazzarini, discretamente accompagnata dai cenni musicali di Carlo Boccadoro. Molta commozione da parte del pubblico, e anche dell'attrice. […] Una lezione di civiltà anche attraverso i sentimenti più semplici per raccontare una delle trasformazioni più complesse della nostra società.
Maria Grazia Gregori, L’Unità
In Muri una grandissima Giulia Lazzarini e Renato Sarti, drammaturgo che ha fatto del teatro politico e sociale il suo credo. […] Giulia Lazzarini sa comunicarci con una semplicità, una condivisione straordinaria. Una testimonianza di teatro e di vita salutata da ovazioni. Uno spettacolo che va oltre lo spettacolo che vorremmo venisse rappresentato un po’ dovunque a partire dalle scuole. Ma questo, probabilmente, è solo un sogno.
Giampaolo Polesini, Messaggero Veneto
[…] Muri di Renato Sarti ci ha strattonato dalla comoda quotidianità, trascinandoci nelle stanze della morte di un allora non proprio preistorico. […] alle volte il segreto sta nelle piccole cose, non negli effetto hollywoodiani. Basta una voce e una povera scena. […] E Giulia Lazzarini, strehleriana di ferro, una delle grandi figure di quel teatro di parola in via di estinzione. […] La Lazzarini non cerca l'accademia, usa la confidenza di chi sussurra dei vecchi segreti. […]  Ci alziamo in piedi ad applaudire. […] Anche stavolta l'indifferenza è stata sconfitta.
Sandro Avanzo, Radio Popolare
Momenti di assoluta emozione, di grande tensione emotiva, tutto detto attraverso la voce di Giulia Lazzarini […] Tutto questo in una situazione di grandissima tensione emotiva e sintesi.
Emanuela Mugliarisi, Persinsala
Un testo, quello di Renato Sarti, che commuove e che cattura dall’inizio alla fine [...]. Uno spettacolo per conoscere meglio, da un punto di vista originale e per nulla retorico […]. A commuovere è soprattutto l’intensità e la totale immedesimazione della Lazzarini in un ruolo che non interpreta ma vive.
Simona Figerio, Persinsala
[…] È l’espressione artistica compiuta di un felice incontro: quello tra un regista e autore intelligente – che sa coniugare i tempi teatrali con il racconto emozionato ed emozionante della nostra realtà sociale – con una bravissima interprete. […] Uno spettacolo emozionante dove tutto funziona, dalle luci di De Pace in grado di dare a un semplice telo la consistenza di un muro e la levità delle onde del mare, alla scenografia essenziale di Carlo Sala – perfetta come un cronometro svizzero – per finire con le musiche di Carlo Boccadoro che accompagnano con la delicatezza di un carillon il racconto di una vita, il racconto di ogni vita.
Nicola Bionda, Teatroteatro
Una inossidabile Giulia Lazzarini, certezza assoluta del teatro italiano, [...] ci racconta in un umanissimo dialetto triestino le vicende di Mariuccia. [] Uno spettacolo importante per ricordarci che quel “balzo di civiltà” che fu la legge Basaglia può e deve essere, con i suoi limiti e le sue incertezze, riferimento assolutamente necessario per ogni futura e coraggiosa scelta sociale.
Angela Villa, Dramma

Sarti con il suo teatro civile, ancora una volta, compie un percorso di memoria, ci invita a ricordare, a non dimenticare da dove veniamo, cosa abbiamo, con fatica, conquistato, e cosa dobbiamo a tutti i costi difendere e migliorare [...]. Giulia Lazzarini ci regala un’interpretazione intima, commovente come se stesse raccontando tutto a un’amica [...]. Alla fine il pubblico, in piedi, applaude una straordinaria interprete, una donna piccola e minuta che lascia alle sue spalle un grande segno. Da non perdere.

Valeria Ottolenghi, Gazzetta di Parma
Un grande coinvolgimento, un teso silenzio d’ascolto […] spezzato al termine da un prolungato, commosso applauso […]. Un’intensa condivisione tra palcoscenico e platea. Una sorta di magia che si rinnova ogni volta.
Claudio Facchinelli, Teatri delle diversità
È da segnalare, e non solo per la sua contiguità con i temi delle diversità, la toccante performance di Giulia Lazzarini, su testo e regia di Renato Sarti […]. Con quella sua impalpabile leggerezza coniugata con una stupefacente densità espressiva, la Lazzarini ha restituito la figura di una persona semplice, ma dal cuore ben fatto.
Katia Ippaso, La Nuova Ecologia
Il tono del linguaggio è pacato, appoggiato a un’interprete che fa una specie di incantesimo trasfigurante, donandoci la possibilità di riflettere sulla condizione umana e sulle radici della violenza. […] Non c’è un solo elemento di denuncia esteriore in questa piccola dirompente opera. Perché la minaccia di una segregazione del diverso, del non allineato, è realtà di oggi, infezione tragica che è entrata nelle nostre ossa assieme al suo antidoto che rende sopportabile ciò che invece dovrebbe apparirci intollerabile.
Rossana Poletti, La Voce del Popolo
Giulia Lazzarini riesce con una carica emotiva straordinaria a far passare allo spettatore tutto il pathos di un’esperienza terribile e nello stesso tempo fantastica.
Fabio Di Todaro, Persinsala
Un capolavoro. Non può essere definito altrimenti […]. L’attrice lancia messaggi profondissimi, pur sussurrando a una platea piena e commossa. Il suo è un teatro di parola, di quelli sempre più rari al giorno d’oggi. […] La prosa di Sarti e Lazzarini ha una potenza didattica unica […]. Il racconto è di una semplicità che lascia il segno. Alla fine si commuovono tutti: chi è sul palco e chi osserva.
Marta Abbà, Martinside
Una Giulia Lazzarini applaudita fino alla commozione. Sua e nostra. Una emozione che ha rimbalzato per oltre tre uscite sul palco. Come a prolungare l’atmosfera di confidenza fremente di emozioni creatasi nel piccolo teatro che non smette mai di nutrirmi con proposte note, da non perdere, e nuove, da scoprire senza diffidenza alcuna. […] Muri. Che si infrangono nell’applauso finale. E vien voglia di tornare la sera dopo, per abbatterne altri. Propri e altrui.