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MBIRA

MBIRA_SITOcoreografia e regia Roberto Castello, musiche Marco Zanotti, Zam Moustapha Dembélé
testi Renato Sarti e Roberto Castello con la preziosa collaborazione di Andrea Cosentino
con Ilenia Romano, Giselda Ranieri / Susannah Iheme (danza/voce), Marco Zanotti (percussioni, limba) Zam Moustapha Dembélé (kora, tamanì, voce, balafon), Roberto Castello
produzione ALDES – Teatro della Cooperativa
con il sostegno di MIBAC / Direzione Generale Spettacolo dal vivo, REGIONE TOSCANA / Sistema Regionale dello Spettacolo | media partner Nigrizia

finalista Premio UBU 2019 Miglior Spettacolo di Danza

Quanto ha contribuito l’Africa a renderci quelli che siamo?

Per molti secoli europei e arabi hanno esplorato, colonizzato e convertito ogni angolo del pianeta. Oggi tante culture sono perdute e quella occidentale è diventata per molti versi il riferimento universale. Impossibile dire se sia un bene o un male o sapere se i colonizzati prima della colonizzazione fossero più o meno felici. Sta di fatto che il mondo è sempre più piccolo e meno vario, pieno di televisioni che trasmettono gli stessi programmi e di negozi identici che vendono prodotti identici dalla Groenlandia alla Terra del Fuoco, dalla California, a Madrid, a Riyad a Tokio. Ma spesso nel processo di colonizzazione capita che il conquistatore cambi irreversibilmente entrando in contatto con la cultura dei conquistati. Di questo prova a parlare Mbira, un concerto per due danzatrici, due musicisti e un regista che – utilizzando musica, danza e parola – tenta di fare il punto sul complesso rapporto fra la nostra cultura e quella africana.
Mbira è il nome di uno strumento musicale dello Zimbabwe ma anche il nome della musica tradizionale che con questo strumento si produce. “Bira” è anche il nome di una importante festa della tradizione del popolo Shona, la principale etnia dello Zimbabwe, in cui si canta e balla al suono della Mbira.

Mbira è insomma una parola intorno a cui si intreccia una sorprendente quantità di storie, musiche, balli, feste e riflessioni su arte e cultura che fanno da trama ad uno spettacolo che, combinando stili e forme, partiture minuziose e improvvisazioni, scrittura e oralità, contemplazione e gioco, ha come inevitabile epilogo una festa.

Mbira è insomma una parola che offre un pretesto ideale per parlare di Africa e per mettere in evidenza quanto poco, colpevolmente, se ne sappia, nella convinzione che il gesto più sovversivo oggi sia quello di ricordare che, prima di affermare certezze, in generale sarebbe saggio conoscere l’argomento di cui si parla.
Il teatro borghese nasce per i teatri, la musica pop per gli stadi. Progetti come Mbira nascono invece per tutti quei posti in cui c’è voglia e bisogno di distrarsi, divertirsi e stare bene senza necessariamente smettere di pensare o di porsi domande sul proprio ruolo e sul proprio rapporto con gli altri.

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Rassegna Stampa

Andrea Porcheddu, Gli Stati Generali
Abbiamo finito ballando e applaudendo, tutti insieme, al ritmo delle percussioni, felici e contenti come a una festa. Perché l’intelligente lavoro Mbira, della compagnia Aldes di Roberto Castello, ha avuto la capacità di guidare il pubblico dalla percezione “frontale” d’abitudine a un “rompete le righe” ricco di energia e allegria. Da tempo Castello si occupa di cultura – anzi di culture – d’Africa, ben sapendo, tanto per fare un esempio, che la sola Nigeria, 200milioni d’abitanti, ha una produzione culturale, teatrale, letteraria, musicale, cinematografica sterminata. Allora proprio dalla mancanza di conoscenza, dal necessario superamento del “sentito dire”, del luogo comune ha preso le mosse il coreografo, per imbastire questo spettacolo-concerto italoafricano. [...] Così, con il garbo e l’ironia che lo contraddistinguono, Roberto Castello si è preso la briga di ricostruire la storia di Mbira...
Elisa Guzzo Vaccarino, Ballet2000
Sempre impegnato e vigile sui tempi che corrono, polemico e politico, Roberto Castello, alle soglie dei sessant’anni e più che mai battagliero e grintoso, con Mbira procede nel suo cammino deciso sul terreno dei temi sociali, delle battaglie civili, delle lotte per muovere le coscienze. [...] In Mbira – nome di uno strumento musicale a lamelle – la danza, nei ritmi magistralmente incorporati, è affidata alle bellissime e virtuose Ilenia Romano e Susanna Iheme [...]. Se Roberto Castello voleva far riflettere su tante questioni bollenti, ci è riuscito.
Mariateresa Surianello, Il Manifesto
Con «Mbira» Roberto Castello sta girando l’Italia e dove arriva scatena feste sul ritmo di canti e percussioni di Marco Zanotti e Zam Moustapha Dembélé. Non è la prima volta che il coreografo di Aldes pone il suo lavoro sul confine di linguaggi e forme, scardinandone anche il genere, con una visione civile e sociale del teatro. Per «Mbira» si inventa una provocatoria lezione sull’Africa, partendo dalla sua geografia: l’assunto è la nostra ignoranza − di noi occidentali e colonizzatori − in un appiattimento che liquida con un generico aggettivo - africano - etnie, culture, lingue e dialetti dei 54 diversi Paesi del continente. [...] Le parole di Castello, scritte insieme a Renato Sarti e con l’intervento di Andrea Cosentino si alternano alle precisissime danzatrici Giselda Ranieri e Ilenia Romano. Fino a rompere la frontalità dello spettacolo e a travolgere la sala in una danza collettiva.
Paolo Bogo, La Guida
Splendido spettacolo. [...] Candidato al premio Ubu, in bilico tra conferenza, coreografia e concerto, mostra la straordinaria influenza dell’Africa (e della sua musica in particolare) sull’Occidente colonizzatore. Un arricchimento che, se non cancella sfruttamento e violenze presenti e passati, può offrire importanti occasioni di dialogo, soprattutto quando come ora l’interconnessione globale è anche fonte di incomprensioni e paure. Lo spettacolo vede in scena un regista/conferenziere, Roberto Castello (autore insieme a Renato Sarti), due brave danzatrici e due notevoli musicisti, Marco Zanotti e Zam Moustapha Dembélé. Il quale, originario del Mali, è membro di una famiglia che da secoli riveste il ruolo di “griot”, cantastorie, musicisti e costruttori di strumenti. In un avvicendarsi di parole, suoni e movimenti, “Mbira” fa conoscere aspetti poco conosciuti di un Continente eterogeneo, vastissimo e oggetto di semplificazioni banalizzanti. Un lavoro il cui messaggio politico viene trasmesso attraverso la danza e la festa. Trovarsi alla fine in mezzo all’intero pubblico del Toselli che ballava insieme agli artisti era come intravedere “in nuce” un modo diverso di vivere le complessità del nostro mondo.