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OTTOBRE 22

ottobre 22©Laila Pozzo-1di Sergio Pierattini
progetto e regia Sergio Pierattini e Renato Sarti
con Renato Sarti e Fabio Zulli
scena e costumi Carlo Sala / ambiente sonoro Jacopo Gussoni
produzione Teatro della Cooperativaspettacolo sostenuto da NEXT ed. 2022/2023, progetto di Regione Lombardia in collaborazione con Fondazione Cariplo
Con il patrocinio di ANED, ANPI, CGIL e Istituto Nazionale Ferruccio Parri | Si ringrazia Mimmo Franzinelli per la consulenza storica

Ottobre 22 racconta gli eventi che resero possibile, nel contesto della grave crisi politica e sociale del 1922, la Marcia su Roma.
Un dramma a due personaggi che indaga le contraddizioni e l’incapacità di una classe politica che consegnò il paese al fascismo. Il testo si concentra sulla figura di Luigi Facta, l’ultimo Presidente del consiglio prima di Mussolini. Fu infatti questo liberale di vecchio stampo, fidato discepolo di Giolitti, ma bollato dalla maggioranza degli storici come incapace, balbettante, opportunista, che ebbe in mano, insieme a Re Vittorio Emanuele, le sorti del paese nel pieno dell’insurrezione fascista che precedette la chiamata a Roma di Mussolini da parte del sovrano e il successivo arrivo delle colonne in marcia verso la capitale. La mancata firma del re al decreto di stato d’assedio che avrebbe messo fuori legge Mussolini e fermato definitivamente le schiere fasciste è uno dei punti nevralgici della Storia italiana sul quale ancora oggi ruotano molti degli interrogativi degli storici. Eppure, al suo arrivo a Roma la sera del 27 ottobre, Vittorio Emanuele aveva espressamente dichiarato allo stesso Facta che Roma avrebbe dovuto essere difesa ad ogni costo. Perché allora quel decreto non fu firmato?
Quando, tempo dopo, furono chieste a Facta delucidazioni su quello che era avvenuto durante l’incontro che vide la revoca dello strumento che avrebbe fermato Mussolini, l’ex Presidente del Consiglio dichiarò che non avrebbe mai rivelato il contenuto del dialogo che era intercorso con il sovrano neanche se messo davanti ad un plotone di esecuzione.
Nella finzione drammaturgica questa spavalda evocazione si materializza nella pistola puntata su Facta da un giovane invalido, vittima della violenza squadrista. L’azione, espressione di quello che appare come un sequestro, si snoda, dopo le prime battute di un disorientato Facta, in un serrato processo non solo all’operato dell’uomo chiamato per ben due volte alla guida dei governi che precedettero l’avvento di Mussolini, ma all’intera classe politica liberale e democratica che non seppe per incapacità o non volle, per bieco opportunismo, opporsi all’avanzata fascista. Facta sembra per lunga parte del dramma un politico consumato e ribatte colpo su colpo alle accuse del giovane. La maschera di brav’uomo prestato suo malgrado alla politica e di strenuo difensore delle istituzioni e della legalità è tuttavia messa continuamente in discussione dalle incalzanti accuse del giovane, fino a svelare gli aspetti contraddittori ed ambigui del suo operato politico.
L’accusa più grave è quella di essere stato colui che ha convinto il re a non firmare il decreto di assedio e di essere in fondo un complice consapevole di Mussolini. Quando con l’ennesima ed ultima piroetta dialettica Facta riesce a respingere quest’ultimo assalto, un inaspettato e tragico epilogo mette fine al confronto.

RASSEGNA STAMPA

Il contrario della bugia non è la verità, ma la complessità. Tra gli spettacoli d’approfondimento storico-biografico di questo 2022, che coincide con il centenario della Marcia su Roma e il ritorno della destra al potere, Ottobre 22 colpisce sia per l’accuratezza storiografica, sia per la credibilità con cui porta in scena Luigi Facta (1861-1930), un protagonista di quel famigerato passaggio che consegnò l’Italia a Mussolini. Nessuna semplificazione e nessuna forzatura ideologica in questo lavoro di Sergio Pierattini e Renato Sarti, che si vale della consulenza storica di Mimmo Franzinelli.
Il titolo dello spettacolo sembra volutamente ambiguo. Partendo da uno sguardo retrospettivo, ci invita ad accostare il presente con circospezione, poiché i pericoli si annidano più nell’ordinario che sottovalutiamo che nell’aberrazione che siamo pronti a condannare.
Renato Sarti, artefice di un teatro civile militante, correda qui la propria arte di note psicologiche, arricchendo di sfumature gli accenti grotteschi della messinscena. […]
Al centro di Ottobre 22 c’è dunque Facta, personaggio tra i più sottovalutati della storiografia del Novecento. Deputato per otto legislature, più volte ministro e sottosegretario, egli fu l’ultimo Presidente del Consiglio prima dell’incarico attribuito a Mussolini.
Facta si dimise proprio in risposta al rifiuto del re di firmare lo stato d’assedio. Sta di fatto che, già da diversi anni, il liberale piemontese appariva dimissionario da sé stesso: stanco e affaticato, distratto, ferito nell’anima dopo la morte in guerra del figlio Giovanni. Facta non spiegò mai come andarono veramente le cose nell’ottobre del 1922. Giurò anzi che nulla avrebbe mai lasciato trapelare, neppure davanti a un plotone d’esecuzione.
Ebbene, Ottobre 22 immagina di mettere Facta alla prova. La scena costruita da Carlo Sala è un interno notte di una casa, forse di un albergo, davanti alle orlature di una grande tenda scura. Interpretato da un Sarti patafisico, ispiratissimo, Facta compare sulla scena a piedi scalzi e in camicia da notte, smunto, discinto, invecchiato, i grandi baffoni bianchi scomposti, legato a una sedia. Lo sguardo è pallido, disorientato, smarrito.

Davanti all’ex presidente non c’è un plotone d’esecuzione, ma un giovane (Fabio Zulli) con il braccio amputato, dallo sguardo fisso, che usa il braccio funzionante per puntare contro di lui una pistola. […]

Che questo lavoro si proponga più di indagare che di spettacolarizzare, si capisce dall’attenzione riservata ai dettagli: dai costumi al taglio dei capelli, dal linguaggio che racchiude un’epoca alla fierezza degli sguardi del giovane, credibilmente interpretato da Zulli.
Ottobre 22 è un tuffo nella vita privata di un uomo che conta e nello scenario politico-sociale di un’epoca. È una prova attoriale che colpisce per la ricchezza di chiaroscuri tragicomici. Più che revival storico, è soprattutto un invito alla vigilanza: perché gli incubi del secolo breve rimangano confinati nei libri di storia, e non tornino a schiacciare le nostre coscienze intorpidite.

Vincenzo Sardelli, Krapp’s Last Post

In un serrato dramma da camera Sergio Pierattini e Renato Sarti affrontano la spinosa questione dei primi anni del fascismo in una diatriba generazionale, che è anche un’indagine storico-politica.

[…] Se è vero che nel Ventennio l’Italia ha vissuto «come in una favola in cui un intero regno cade vittima di un incantesimo», Ottobre 22 di Sarti e Pierattini propone delle ipotesi di risposta estremamente precise e convincenti.

A livello drammaturgico, nei confini del teatro di prosa Ottobre 22 si avvicina decisamente alla perfezione geometrica a cui un dramma da camera possa ambire a giungere; ma anche a livello visivo lo spettacolo di Sarti e Pierattini sa farsi notare. Il disegno luci […] è anch’esso notevole, mentre la scenografia, sia pure minimale, è decisamente evocativa. L’interpretazione che Sarti dà dell’ignavo Facta è notevole, ma si equilibra perfettamente con la caratterizzazione dell’attentatore senza nome resa dal giovane Fabio Zilli: lui e Sarti si equilibrano in scena, senza far avvertire affatto la disparità di esperienza e di premi nemmeno nei momenti in cui, come nei primi minuti, Facta sta zitto, trema e si esprime con la sola mimica facciale, mentre è il ragazzo senza un braccio a monologare.

[…] Tutto si può dire diOttobre 22 ma non che manchi di densità storiografica, di accuratezza nell’uso e nella rielaborazione delle fonti, di credibilità inquisitiva e intellettuale.

Ludovico Cantisani, Persinsala

Un efficace e coinvolgente testo drammaturgico filante e di pregevole omogeneità dall’inizio alla fine. […] Lo spettacolo ben si inserisce nelle linee guida e portanti di una programmazione che ha reso il Cooperativa uno dei teatri milanesi più attenti a indagare la memoria storica, più o meno recente, usando il linguaggio teatrale, soprattutto nel caso di Ottobre 22, come indispensabile strumento per favorire riflessioni, non retoriche o sommarie, allo spettatore. […]

Renato Sarti dà eccellentemente vita a un impaurito, codardo Facta, che proprio non ce la fa a portare a termine i suoi brevi sussulti di fierezza ed eroismo. Un Facta obbligato dalla propria coscienza a fare i conti con se stesso e con quelle scelte incapaci di opporsi al definitivo insediamento del fascismo. […]

Un perfetto Sarti si avvale di una spalla/antagonista di valore e talento quale sa essere Fabio Zulli. Tutto fila liscio sopra un testo intelligente e, ripeto, per nulla retorico. Da non perdere.

Adelio Rigamonti, Teatrandomilano

La messa in scena, semplice a fronte di un testo complesso e storicamente rigoroso, restituisce la tensione del tempo, e funziona soprattutto alla luce del finale privo di climax, perfettamente intonato al rassegnato compiacimento di un’alta società che a parole ripugnava la violenza fascista, ma che in fondo ne giustificava l’uso, a fronte del fine: la propria perpetua conservazione, sia pure sotto altre forme.

Alessandro Fiorenza, Scene Contemporanee

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