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Titanic. The great disaster

produzione Teatro della Cooperativa
di Patrick Kermann
con Matthieu Pastore
scene e regia Renato Sarti
traduzione Matthieu Pastore
musiche Carlo Boccadoro
disegno luci e allestimento scenico Luca Grimaldi e Marco Mosca
foto Wanda Perrone Capano
durata spettacolo 70 minuti

 

“E hop
vent’anni nelle montagne
quindici anni ad imparare il francese e il tedesco
cinque giorni a lavare cucchiaini
e l’eternità a raccontare sempre la stessa storia
questa è la vita di Giovanni Pastore
che non avrebbe mai dovuto lasciare la mamma”

 

A vent’anni Giovanni Pastore lascia la sua montagna, in Friuli, per lanciarsi in un giro dell’Europa che lo porta, di appuntamenti in casualità, a imbarcarsi sul Titanic come lavapiatti del ristorante à la carte, addetto ai cucchiaini. Morto nell’affondamento del transatlantico, Giovanni racconta la sua storia, e poco importa che questa sia vera o solo un sogno a occhi aperti, perché la sua è una storia violentemente banale, la comune parabola di un sogno annegato tra le onde del destino. “The Great Disaster”, il grande disastro, è il galleggiamento nel limbo della Storia di un uomo ingenuo e sognatore ma è anche la metafora della nostra condizione di migranti, sempre in bilico tra la vita e la morte, fra il qui e l’altrove, di chi si interroga su cosa rimarrà del proprio io alla fine del grande viaggio. Nella sua ultima intervista, cinque giorni prima di suicidarsi, Patrick Kermann dichiarava: “Dagli antichi greci fino ai giorni nostri, passando da Shakespeare, dove gli spettri non sono da meno, il teatro è per essenza un’arte della morte, l’arte di far parlare i nostri morti”.“The Great Disaster” è un singolare memento mori “ad uso di fari, capitanerie, stazioni marittime ed altri ventri della balena”, che dal profondo degli abissi fa emergere, come bolle d’aria, ricordi, episodi, ossessioni: la prepotenza dei datori di lavoro, la futilità dei nababbi, la perfidia degli amici d’infanzia, la mano di Cecilia, unico tenero amore infantile, e la nonna annegata senza mutande nella fontana della piazza.

Matthieu Pastore e Renato Sarti

Per informazioni > distribuzione@teatrodellacooperativa.it

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Rassegna Stampa

Daniela Cohen, SaltinAria.it, 28 marzo 2015
Con la regia del grandioso Renato Sarti e il sincero talento di Matthieu Pastore […] capace di deliziarci con questo monologo splendido e quasi magico, “Titanic - The Great Disaster”. Scritto nel 1992, il testo provoca ancora la meraviglia per un autore sensibilissimo, Patrick Kermann, che nel 2000, a soli 41 anni, si è tolto la vita. Secondo lui, il palcoscenico “serve a incarnare e disincarnare il materiale e l’immateriale, il visibile e l’invisibile, poiché il teatro è il territorio della morte dove i viventi tentano la comunicazione con l’aldilà…”. Ma il bravissimo, corpulento, agile e ottimo affabulatore Matthieu incanta la platea per l’intero spettacolo, ricavandone al termine una meritata ovazione. […]Si muove con grazia e soprattutto parla senza sbagliare una battuta, un tono, un silenzio. Il viaggio nella mente del giovane è davvero intenso, commovente e si ascoltano pensieri e racconti con uguale senso di condivisione. […] Incredibilmente poetico […] speciale, lascia il segno, Matthieu Pastore lo rivedremo ancora in lavori sempre più importanti a mio avviso e bravo Renato Sarti per aver allestito e diretto con tanta dolcezza quest’opera di Patrick Kermann, autore forse poco conosciuto ma indubbiamente interessante e dalla prosa delicata.  
Claudio Elli, Punto e Linea Magazine, 28 marzo 2015
Matthieu Pastore dimostra una gran prova d’attore, passando dai tratti più ironici alla commozione che segue la cronaca di un’illusione infranta, sintomo di un’umanità che troppo spesso, oggi come allora, consegna il proprio destino nelle mani di un’evoluzione tecnologica che può rivelarsi mortale.  
Angela Villa, Dramma.it, 9 maggio 2014
La narrazione di un rituale di morte, in cui la comunicazione diventa desiderio di scoprire la verità e l’aldilà. […] L’interpretazione di Matthieu Pastore (autore anche della traduzione) è sognante e precisa nelle sfumature; come in una parabola storica, il tempo trascorre in un contesto arricchito dai numerosi segni della regia. […] Il complesso lavoro mitico di Renato Sarti, si basa su un sistema di segni che richiama il sistema degli oggetti divenuti nuovi idoli, nella nostra società globalizzata, dominata dal liberalismo politico ed economico, dal capitalismo finanziario, una società che spesso soffre di amnesie: tende a rimuovere, dimenticare, i numerosi cittadini di terza classe. Allora la regia ci indica alcune vie possibili da seguire insieme, per non affondare: il dubbio, la conoscenza, il rispetto di tutte le esistenze.
Francesco Annarumma, MilanoTeatri.it, 7 maggio 2014
Un bravissimo Matthieu Pastore interpreta il ventenne Giovanni Pastore, addetto a pulire i cucchiaini nelle immense cucine del Titanic. Giovanni è morto durante l’affondamento del transatlantico eppure si regala ancora una volta, agli spettatori, con onestà e coraggio. Ne risulta non un personaggio ma un uomo che riesce a vivere tra passato, presente e futuro in un continuo concatenarsi di piani temporali sempre autentici e sempre vibranti. Il Titanic, negli occhi di Giovanni Pastore, diviene metafora di un mondo caduto ma che in fondo si ripropone ancora oggi: medesime sono le crisi e le differenze sociali, il lavoro precario e i sogni che si infrangono nell’immobilità di una società uguale a se stessa e di un secolo che non va avanti ma si ripropone. Giovanni Pastore è ognuno di noi, anche e soprattutto oggi. […] La drammaturgia è impeccabile e misurata. Ci accompagna nell’anima del personaggio dosando abilmente grazia e potenza. Contamina il linguaggio di inizio novecento a quello di oggi trasportandoci su diversi livelli temporali senza traumi o capogiri. La regia di Renato Sarti accompagna questo testo rispettandolo e esaltandone i momenti più poetici. Ottimi i giochi di luci. Matthieu Pastore con il suo Giovanni fa il resto.