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2019/2020: Stagione Piazza Fontana

“A 17 anni lasciai Trieste. Volevo andare in una metropoli, Milano, e allontanarmi da quello che allora ritenevo un certo vecchiume mitteleuropeo.
Subito ci fu un bel segnale premonitore: la mia prima casa era in via Rovello, quella del Piccolo Teatro. Nel 1969 fui assunto da una ditta con sede in corso Magenta e ricordo come oggi i commenti sul tram 15 nel tardo pomeriggio di quel 12 dicembre: -C’è stata un’esplosione in una banca dietro il Duomo! –Una caldaia? –Se fosse così non sarebbe niente di strano. Tre giorni dopo, in piazza Duomo, durante i funerali delle vittime, avevo una sensazione strana: eravamo pigiati come sardine eppure mi sentivo solo. Osservavo i volti: sembravano scolpiti. ”

Comincia così Il rumore del silenzio, il mio nuovo spettacolo che debutterà al Teatro Elfo Puccini (per proseguire nei giorni seguenti al Teatro della Cooperativa), all’interno di MI50-BS45, progetto di memoria pensato dalle amministrazioni comunali di Milano e Brescia in ricordo delle stragi di piazza Fontana e piazza della Loggia. Sul palco con me ci sarà Laura Curino. A cinquant’anni di distanza dall’attentato e dalla morte di Giuseppe Pinelli (la diciottesima vittima di quella tremenda esplosione), è d’obbligo dedicare la stagione al ricordo di quell’evento che ha rappresentato un passaggio fondamentale per la nostra democrazia. Fu la marea umana che partecipò ai funerali del 15 dicembre che fermò quel tentativo di eversione della destra golpista.

Purtroppo, però, secondo un sondaggio fatto una decina di anni fa nelle scuole milanesi, la gran parte degli studenti non sapeva nulla di quella strage e quel poco era sbagliato: per quei ragazzi l’attentato non era stata opera dei fascisti (solo il 6% li indicava come responsabili) ma delle Brigate Rosse (41%), della mafia, dei comunisti o addirittura degli anarchici (20%!), che invece furono vittime di una violenta campagna diffamatoria. Tutto rientra nella norma di un Paese che politicamente e storicamente è “sbadato” e non sarebbe più preoccupante del solito se una buona parte della popolazione italiana di oggi non rivelasse ancora una particolare propensione per le peggiori pulsioni razziste, xenofobe, reazionarie. Anche se c’è poco da ridere, condividiamo la battuta di Paolo Rossi (che sarà ospite in stagione): “Quando la politica diventa un teatrino, il teatro deve diventare un parlamento”.

Come sempre, nella stagione di un teatro che si proclama popolare, oltre agli spettacoli sulla memoria storica e di impegno, non mancheranno gli spettacoli comici, con ospiti importanti tra novità e graditi ritorni.

Anche quest’anno supereremo i nostri confini: saremo infatti ospiti al Piccolo, all’Elfo, ai Filodrammatici, all’Out Off, al Verdi… un riconoscimento significativo per un impegno che parte dal combattivo quartiere periferico di Niguarda.

Buona stagione a tutti.

Renato Sarti

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